Il mio cuore cattivo by Il mio cuore cattivo

Il mio cuore cattivo by Il mio cuore cattivo

autore:Il mio cuore cattivo
La lingua: ita
Format: mobi
pubblicato: 2013-10-30T23:00:00+00:00


36

«Insomma, ragazza: che cosa è successo di preciso?»

Bernd Schiller aveva incrociato le braccia sulla sua T-shirt da bagnino e mi guardava dall’alto in basso con espressione immobile.

In quell’atteggiamento mi è sembrato un gigante, anche perché da parte mia non mi ero mai sentita così minuscola. Nemmeno l’intervento della polizia dopo la scomparsa di quel ragazzo mi aveva così imbarazzato.

Eccomi dunque, tremante e avvolta in un enorme telo da spiaggia, prelevato dal cesto degli oggetti smarriti, che il padre di David mi aveva lanciato al di sopra della porta della cabina. E, per l’ennesima volta, agli occhi di chi mi stava di fronte io ero una pazza furiosa.

Ho tentato di spiegare a Bernd Schiller che cosa era successo, concludendo il racconto col dire che non avevo idea di chi mi avesse rubato i vestiti.

«Aha», ha commentato quando ho finito. Poi ha scambiato una breve occhiata con David che era alle sue spalle e che mi squadrava con altrettanto scetticismo.

«Ed è per questo che ti sei messa a urlare in quel modo?»

«Sì, o per meglio dire no», ho balbettato. «Improvvisamente, lì fuori, c’era qualcuno che non ha detto niente. Si è fermato davanti alla cabina e ha... ma sì, martellato sulla porta, grattato la porta, rantolato e sospirato.»

Dopo il primo shock mi ero nel frattempo ormai persuasa d’essermi ancora una volta solo immaginata la ragazza-insetto. Però quel grattare sulla porta e quei rantoli erano stati cose reali. E io avevo sentito i colpi contro la porta attraverso la sottile anta di legno.

«Rantolato e sospirato», ha ripetuto Bernd Schiller.

Mi sono limitata ad annuire e a tentare di evitare il suo sguardo incredulo.

«Non è mica colpa mia», ho detto e mi sono odiata per il tono di voce lagnoso. Tutta quella storia era talmente umiliante che... «Voleva essere sicuramente uno scherzo scemo, ma io...»

«A proposito di scherzi scemi», mi ha interrotto il padre di David. Si è voltato e ha aperto con una spinta la porta della cabina di fronte. «È quella la tua roba?»

Ho guardato nella cabina e ci sono rimasta di stucco. Sì, la mia roba era lì. I miei indumenti erano sulla panca, piegati con cura... esattamente come li avevo prelevati dall’armadietto. Accanto, appallottolato, il mio asciugamano, e dalla sbarra metallica applicata alla parete gocciolava il mio costume.

A quel punto mi sono spuntate le lacrime e non ho potuto far nulla per trattenerle.

«Non sono stata io a mettere lì quelle cose. Non so chi l’abbia fatto, ma non sono stata io. Prima, quando ho guardato dappertutto, la cabina era...»

«Basta così», mi ha interrotta di nuovo il padre di David. «Ora rivestiti e vai a casa.»

Detto questo si è diretto verso la porta passando accanto a David. Fuori la pioggia cadeva a rovesci sul prato.

Ho guardato con disperazione David che però mi ha risposto solo con un gesto sconsolato.

«Intende davvero cacciarmi?» ho gridato dietro a Bernd Schiller. «Anche se non è colpa mia?»

Si è fermato sulla porta, si è voltato verso di me con un sospiro e mi ha guardata freddamente.

«Io non voglio rogne, ragazza.



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